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Dalla prefazione di Angelo Rossi: “Quando nel cuore urgono affetti che si esprimono al di là del chiuso egoismo di un amore lupesco, quando l’immagine dà vita e forma a questa urgenza, nasce sempre, profumata come una semplice viola o ardente quale una traboccante rosa, la poesia. Così, leggendo i lievi, distillati versi in piano ritmo, di Rosita Del Buono, si sente, viva, pronta, giovanile ancora nella ormai lunga esperienza di vita, quella nota magica che trasforma la storia e i pensieri di un’anima nella oggettivata bellezza di ciò che più non è di una sola ma di molti, ciò che diviene patrimonio di una lingua comunicante.
Accenti teneri, profondamente femminili si sentono tremare in questa voce ma altrettanto chiaro è il tema del superamento di quelle barriere di un “ortus conclusus” che rivela subito i suoi segni e tanto caro a molte donne che fanno versi e che in questo limite trovano solo della parapoesia nel migliore dei casi.
Rosita Del Buono riesce con un pensiero che trama ogni sua immagine, delicata sì ma altrettanto colma di slancio vitale, ad aprire orizzonti che fanno della sua vena lirica tema universale di vita e delineano uno stile ben netto e chiaro, una precisa cifra espressiva densa di profondo sentimento. L’immagine quindi esce dal chiuso orizzonte della semplice necessità del dire per farsi linguaggio di stile in cui la muliebre finezza si fonde con la forza e la determinazione del messaggio che tocca il vertice dell’originalità e la chiarezza illuminata del non caduco“.

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