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TECNOFOBIA, MALATTIA SENILE DELL’AMBIENTALISMO
DISPONIBILE ANCHE IN VERSIONE E-BOOK QUI.
UN MESSAGGIO DI OTTIMISMO
“L’ecologia: utopia o progetto?” è la domanda che si fa titolo nel nuovo libro di Giulio Save, edito da Marco Sabatelli Editore di Savona e introdotto da due note di Maria Teresa Gostoni, filosofo, e di Giuseppe Ozenda, ingegnere.
L’ecologia – scienza dell’ambiente, con l’implicita affermazione che la scienza e la tecnica sono in grado, attraverso la diffusione della conoscenza, di salvare e proteggere l’ambiente, nostra casa – è solo un’utopia, un percorso inesistente, un potenziale inattuabile, un ideale illusorio e misticheggiante? Oppure è un concreto strumento che la conoscenza rende utilizzabile per redimere e bonificare il passato e per trasformare il futuro in vero progetto?
Detto in altri termini, dobbiamo rassegnarci e considerare la rovina ambientale, e conseguentemente quella umana, un destino già scritto, inevitabile, fatale? Oppure, possiamo prendere nelle nostre mani il controllo della situazione e operare per ricostruire un rapporto armonico fra uomo e natura?
Nel suo libro, l’Autore sostiene fermamente la seconda opzione. Con un richiamo forte alla responsabilità individuale per adempiere all’essenziale compito. E − ricordando che le nostre azioni, o il loro ritardo, o la loro mancanza, rischiano di provocare distruzioni ambientali, economiche, umane finora mai viste – passa subito all’operatività, domandandosi: “che fare?”.
Prende in considerazione molteplici tipi di risposte. Mettendo in guardia dai diversi fondamentalismi, da irragionevoli negazionismi e da inutili catastrofismi. Arrivando in qualche caso a suggerire – illustrandone pregi difetti e limiti – anche molte soluzioni tecniche conosciute nella sua lunga esperienza nel campo.
Con un approccio, secondo M.T. Gostoni: “completamente innovativo, multidisciplinare e trasversale: tecnico sì, ma anche filosofico ed etico (…) sottolineando in modo deciso la centralità dell’essere umano nella soluzione della crisi ambientale”. Richiamando anche dal suo forzato esilio ideologico la tecnologia, scioccamente demonizzata ed espulsa da un contesto realmente propositivo dalle fisime modaiole delle “distraenti infatuazioni iperambientaliste”. A questo proposito, il sottotitolo, di per sé spiazzante: “tecnofobia, malattia senile dell’ambientalismo”, risulta perfettamente adeguato.
Si può dire (con G. Ozenda) che “l’intera opera letteraria (ma forse addirittura la vita) di Giulio Save è un inno all’armoniosa complessità della Natura” fondata sulla correlazione fra tutti i componenti della vita (“qui il pensiero corre inevitabilmente a «le reti della vita» di F. Capra”), a partire dai più piccoli, dagli elementari. Come l’Autore mostra attraverso “straordinarie dissertazioni sulla struttura dell’atomo e sulle forme progressivamente più complesse della materia”.
Un testo complesso, indubbiamente, che richiede una lettura attenta, ma soprattutto aperta. E il tempo necessario ad indugiare liberamente sulle parole, per scoprirne l’incanto. E per distillarne il suono e il senso, e assaporarli. Senza l’ansia del tempo e delle conclusioni, “anche per apprezzare l’imponente ricchezza dei contributi concettuali (…) e l’ironia che qua e là affiora insieme con i ricordi affettuosi del passato”. Ma che offre, in cambio, anche infinite occasioni per pensare.
Lo conferma l’Autore stesso − “chimico che è anche filosofo, storico ma soprattutto curioso e sognatore” − che ha battezzato “slow-book” (i velocisti della lettura sono dunque avvertiti) il genere originalissimo dei suoi lavori.
Buona lettura.
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